IL COMITATO SCIENTIFICO

Massimo Pica Ciamarra

presidente del comitato scientifico, napoletano, architetto, antesignano dell’energy consciousness, gli è stato assegnato il Premio Mediterraneo per l’architettura, edizione speciale 2018. La motivazione della giuria è il ritratto fedele di Pica Ciamarra: “per la tensione utopica che manifestano progetto e costruzione teorica, per l’impegno nell’affermare stretta relazione tra espressione formale e comportamenti umani, per il generoso contributo a una visione sistemica nei processi di trasformazione degli ambienti di vita.”
Pica Ciamarra è presidente dell’Osbervatoire international de l’Architecture di Parigi (dal 1997), vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Architettura di Roma (INARCH, dal 2006), e direttore del “Carré Bleu – feuille internationale d’architecture” di Parigi.
In un’intervista del 2017 alla rivista The Next Building: “Gli insediamenti umani hanno sempre avuto una loro “intelligenza”, interpretavano morfologia, clima, geologia, relazioni con il contesto; un’intelligenza che si è attenuata man mano che ha preso il sopravvento la “cultura della separazione” creando insensati srotolamenti sul territorio. L’illusione dell’assenza di limiti ha corroso la sapienza dei limiti, delle misure, dei confini.”

Alberto Ferlenga

protagonista del dibattito architettonico italiano, possiede una straordinaria visione dei processi contemporanei. Milanese (laureato al Politecnico di Milano), con un’ultradecennale esperienza napoletana (ha insegnato per dodici anni all’Università “Federico II” di Napoli), è rettore dello IUAV a Venezia. Un tris di luoghi e di “acque” (i navigli e il mare mediterraneo sul fronte tirreno e su quello adriatico) segnano il percorso professionale. In un’intervista del 2016 a Modulo: con riferimento al contesto universitario “La velocità del “mondo reale” è diversa da quella da quella del mondo accademico e non è costruttivo, per l’insegnamento, perseguire una rincorsa continua, difficilmente destinata ad avere esiti soddisfacenti in quanto a sincronizzazione.”

Mario Losasso

napoletano, professore di Tecnologia dell’Architettura e Direttore del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Un tecnologo con un grande cuore e una straordinaria capacità di mettere a fuoco l’interazione tra i processi progettuali e le tecniche costruttive. Ama l’insegnamento e crede che il futuro dell’architettura sia legato anche alla qualità della formazione. È delegato del Rettore per la Terza Missione.
In un’intervista del 2016 a Modulo “(…) oggetto dell’architettura sono tutti i processi di trasformazione nel campo dell’ambiente costruito e del territorio e la Scuola deve tenerne conto. È necessario intercettare i nuovi driver – green economy, qualità, energia, approccio smart – a livello di formazione e avere la capacità di introiettarli nell’architettura.”

Giuseppe Cappochin

di Padova, è il presidente dell’Ordine Nazionale degli Architetti. Cioè è il presidente degli architetti italiani. Sensibile ai temi contemporanei, flessibile nell’approccio ha detto ad AgCult: “L’esigenza della qualità deve avere la stessa importanza degli interessi economici; la cultura della costruzione di qualità deve essere pensata con un dibattito interdisciplinare. È necessario fare squadra in questa direzione e mettere assieme le competenze ed è necessaria la partecipazione della società civile e un pubblico sensibilizzato per alimentare quella cultura della domanda che manca in Italia.”

Luciano Galimberti

milanese, è presidente dell’ADI. Si definisce “un uomo di pianura” (vedi suo contributo in IQD marzo 2018) ma “sul mare l’orizzonte mi torna familiare, l’occhio si apre e mi perdo nelle infinite possibilità di viaggio e scoperta (…) il mare ha sempre agevolato la conoscenza e quindi la base per il rispetto (…) un progetto, perché io credo nel progetto come forza vitale, per non far scadere la vita nella casualità.”

Luca Molinari

milanese, della grande scuola del Politecnico. Insegna alla Facoltà di Architettura Vanvitelli a Napoli. Qualche anno fa ha scritto un articolo per La Stampa, diffuso in rete da Il Post, al ritorno da un suo viaggio in Africa, su un villaggio, nei pressi di Lagos, in rapida evoluzione: “Makoko era un piccolo villaggio di pescatori nato in Nigeria circa 150 anni fa a qualche decina di chilometri di distanza da Lagos. (…). Negli ultimi due decenni Lagos è diventata una delle nuove megalopoli (…) Makoko è stato assorbito lentamente (…) e ha potuto espandersi solo sull’acqua, con centinaia di baracche galleggianti su una riva sempre più inquinata (…)”
Sa osservare e raccontare l’architettura (e l’acqua) nel mondo.

Benedetta Tagliabue

milanese di scuola veneziana (IUAV), spagnola d’adozione. Un’identità luminosa che caratterizza i progetti dello studio EMBT. La relazione con il colore, la materia, il tempo definiscono la sua poetica e la sua creatività. Della professione di architetto al femminile afferma (in un’intervista di Valeria Silvestrini per Artribune):
“soprattutto ai massimi livelli, è difficile che un grande incarico venga affidato a una donna. È più comune che le venga assegnato un intervento, anche importante, di interior design, un padiglione temporaneo, un allestimento. C’è un’inerzia di abitudine e personalmente sto facendo di tutto affinché venga superata”.

Ico Migliore e Mara Servetto

torinesi di nascita, milanesi per adozione, designer, compagni di vita e di architetture. Ico e Mara si occupano di retail, urban design, interior design e allestimenti, caratterizzati da un uso espressivo della luce e delle nuove tecnologie. Amano l’Asia dove entrambi insegnano: Ico Migliore è Chair Professor alla Dongseo University di Busan (Corea del Sud) e Mara Servetto è Visiting Professor alla Joshibi University di Tokyo. Dopo aver vinto un concorso, a breve realizzeranno a Milano, insieme a Italo Lupi, il nuovo ADI  Design Museum che ospiterà la storica collezione del Compasso d’Oro.
Per Ico Migliore è “la velocità degli accadimenti nel Paesi stranieri che determina il tempo della ricerca e del pensiero progettuale: l’adeguamento e la corrispondenza con le esigenze, l’evoluzione e le dinamiche extranazionali sono le condizioni essenziali per dialogare con il mondo”.


Marteen Van de Voorde

olandese, architetto, è direttore dal 2003 della sede in Belgio dello studio di architettura olandese West8.
Il fondatore dello studio Adriaan Geuze era stato scelto come direttore della seconda Biennale Internazionale di Architettura olandese, a Rotterdam nel 2005 che aveva come tema l’acqua.

Marco Introini

milanese, laureato in architettura al Politecnico di Milano. Fotografo documentarista, con il progetto fotografico Milano Illuminista nel 2015 viene selezionato dal Fondo Malerba per la Fotografia; attualmente è impegnato nel lavoro di documentazione dell’architettura dal dopoguerra ad oggi, in Lombardia, per la Regione Lombardia e il MIBAC.
Ha al suo attivo diverse pubblicazione, mostre fotografiche di architettura e di paesaggio. Parlando del rapporto tra architettura e fotografia dice sempre che “l’Architettura nasce per essere vissuta mentre la Fotografia per immortalare un evento irripetibile: il connubio è ottimale.”

Gianluigi Pescolderlung

veneziano, di scuola veneziana (IUAV), dopo la laurea esordisce nel campo del design della comunicazione, fondando a Venezia, con Enrico Camplani, lo studio Tapiro, noto a livello internazionale per la ventennale collaborazione con la Biennale di Venezia, di cui dal 1984 al 2006 cura l’immagine grafica.
“L’esperienza del progetto, il suo sentimento, la sua dimensione, dove si incontrano e si fondono reale e immaginario, hanno la medesima sostanza dell’acqua. Hanno natura fluida, liquida, non divisibile, ogni parte è frammento essenziale dell’insieme. Così la scrittura si fa spazio e luogo, e il luogo diventa scrittura.”

Ezio Micelli

studia a Parigi (Institut d’études politiques di Parigi) e a Venezia (IUAV). Il valore della rigenerazione urbana è il focus del suo percorso professionale.
“In un momento di profonda crisi del mercato immobiliare e di difficoltà ad utilizzare gli strumenti consueti dell’urbanistica, è necessario sapere valutare con attenzione i costi reali dei processi di urbanizzazione, considerando quanto grava sui singoli operatori e quanto viene sostenuto dalla collettività, i costi attuali e quelli futuri” in una conferenza alla Trentino School of Management.

Luca Lanini

napoletano, è professore associato di Progettazione Architettonica all’Università di Pisa e Direttore del Master di Progettazione dello Spazio Pubblico di Lucca.
Il tema del tempo lo affascina. Nel 2001 ha scritto il libro “L’elogio della velocità. Architettura Infrastrutture Paesaggio nell’età dell’automobile”.

Giuseppe Sardu

sardo, è un informatico che si occupa d’acqua. Come presidente di Acque Spa, Pisa sta lavorando sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, sui sistemi per il telecontrollo delle pressioni, sui laboratori che analizzano l’acqua quasi in tempo reale, sul tema dell’energia necessaria per pomparla e distribuirla. Ma anche sul “secondo tempo” del servizio idrico, quello della depurazione. In un’intervista a Stamp Toscana: “La sfida dei cambiamenti climatici è globale e richiede risposte globali. Se dovessero presentarsi periodi sempre più lunghi di siccità, lo scenario ovviamente si complicherebbe (…) come gestore idrico, dobbiammo cercare di ridurre le perdite e incentivare comportamenti sostenibili e virtuosi.”

Fabio Daole

architetto pisano, è dirigente della direzione infrastrutture e viabilità, verde arredo urbano, edilizia scolastica del Comune di Pisa. Si occupa di progetti urbani, di parchi, giardini e infrastrutture verdi. È l’autore del recupero degli Arsenali di Pisa per il quale ha vinto il Premio Architettura Toscana 2019. Per Daole la progettazione deve fare riferimento ai simboli fondamentali acqua, cielo e terra. Lavora per creare spazi e attività per la vita attraverso operazioni di rigenerazione urbana e di infrastrutturazione del verde.

Stefano Cardini

Nato a Bergamo, ma di sangue livornese, è ormai milanese d’adozione. Laureato in filosofia, giornalista, dopo essere stato caporedattore delle riviste Icon e Icon Design di Mondadori, dal 2019 è vicedirettore di The Good Life Italia, edizione italiana dell’omonimo magazine francese. Membro del Centro di ricerca Persona dell’Università Vita-Salute San Raffaele fondato da Roberta De Monticelli e Vicedirettore della rivista scientifica Phenomenology and Mind, ama intrecciare i suoi interessi filosofici con la passione e la creatività editoriale. All’acqua, alle sue declinazioni mitiche, poetiche, epistemologiche ha dedicato tempo e studio a partire, in particolare, dalla riflessione di Giovanni Piana sull’opera del matematico e fenomenologo francese Gaston Bachelard, autore de L’eau et les rêves. Essai sur l’imagination de la matière.

Mario Paternostro

genovese, giornalista e scrittore. Ha un rapporto “fisico” con Genova, crede profondamente nel valore dell’informazione per ciò che riguarda il progetto e la città. Ama l’architettura e ritiene che scriverne e parlarne sia fondamentale per coinvolgere chi ne fruisce e per non “calare le cose (gli edifici) dall’alto”.

Alberto Bovo | Hangar Design Group

Architetti, di scuola veneziana (IUAV) ma cittadini del mondo.
Il collettivo Hangar Design Group, di cui sono fondatori nel 1980, ha sedi in Italia, Asia e America, e grazie alle molteplici competenze di una rete ampiamente diversificata di collaboratori, contribuiscono a costruire brand solidi e d’impatto, fondati sull’idea che il design, inteso come strumento strategico, sia strettamente legato a tutte le attività di comunicazione aziendale.
Sono stati insigniti di numerosi premi, tra cui un Compasso d’Oro nel 2011 per un progetto di microarchitettura mobile.
Hanno fatto della multidisciplinarietà – si occupano di branding, design, architettura e comunicazione digitale – il tratto distintivo del loro modo di progettare.
“Ci vuole coraggio per occuparsi del progetto, non basta il talento”