Accarezzando l’acqua — Caressing the water
In un tempo di pochi secondi i diversi sensi di HH incontrano l’acqua. Sono le mani ad aprire una danza di carezze e movimenti continui, fino ad una immersione inattesa, sospesa tra superficie e profondità.
Un tempo breve ma lento, una risalita veloce, eppure intensa. L’acqua introduce il nuovo mondo, i suoi ritmi, luci e oscurità. L’acqua porta su un tempo nuovo.
THE PIANO, Jane Campion #thepiano #janecampion #hollyhunter #lezionidipiano #tempodacqua #thetimeofwater
In a few seconds different senses of HH meet the water. It’s the hand that opens a dance of caresses and continuous movements, until the unexpected immersion, suspended between surface and depth.
A short but slow duration, a fast but such intense ascent. The water introduces the New World with its rhythms, lights and darkness. Water, it brings a new time.
The Piano is a 1993 New Zealand period drama film about a narcissistic, psychologically mute young woman and her pre-adolescent daughter, set during the mid-19th century in a rainy, muddy frontier backwater town on the west coast of New Zealand. It also involves the woman’s failing new, arranged marriage to a frontiersman due to obsession with playing her piano. The Piano was written and directed by Jane Campion and stars Holly Hunter, Harvey Keitel, Sam Neill, and Anna Paquin in her first acting role. The film’s score by Michael Nyman became a best-selling soundtrack album, and Hunter played her own piano pieces for the film. She also served as sign language teacher for Paquin, earning three screen credits. The film is an international co-production by Australian producer Jan Chapman with the French company Ciby 2000.
Massimo Pica Ciamarra
presidente del comitato scientifico, napoletano, architetto, antesignano dell’energy consciousness, gli è stato assegnato il Premio Mediterraneo per l’architettura, edizione speciale 2018. La motivazione della giuria è il ritratto fedele di Pica Ciamarra: “per la tensione utopica che manifestano progetto e costruzione teorica, per l’impegno nell’affermare stretta relazione tra espressione formale e comportamenti umani, per il generoso contributo a una visione sistemica nei processi di trasformazione degli ambienti di vita.”
Pica Ciamarra è presidente dell’Osbervatoire international de l’Architecture di Parigi (dal 1997), vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Architettura di Roma (INARCH, dal 2006), e direttore del “Carré Bleu – feuille internationale d’architecture” di Parigi.
In un’intervista del 2017 alla rivista The Next Building: “Gli insediamenti umani hanno sempre avuto una loro “intelligenza”, interpretavano morfologia, clima, geologia, relazioni con il contesto; un’intelligenza che si è attenuata man mano che ha preso il sopravvento la “cultura della separazione” creando insensati srotolamenti sul territorio. L’illusione dell’assenza di limiti ha corroso la sapienza dei limiti, delle misure, dei confini.”
Alberto Ferlenga
protagonista del dibattito architettonico italiano, possiede una straordinaria visione dei processi contemporanei. Milanese (laureato al Politecnico di Milano), con un’ultradecennale esperienza napoletana (ha insegnato per dodici anni all’Università “Federico II” di Napoli), è rettore dello IUAV a Venezia. Un tris di luoghi e di “acque” (i navigli e il mare mediterraneo sul fronte tirreno e su quello adriatico) segnano il percorso professionale. In un’intervista del 2016 a Modulo: con riferimento al contesto universitario “La velocità del “mondo reale” è diversa da quella da quella del mondo accademico e non è costruttivo, per l’insegnamento, perseguire una rincorsa continua, difficilmente destinata ad avere esiti soddisfacenti in quanto a sincronizzazione.”
Mario Losasso
napoletano, professore di Tecnologia dell’Architettura e Direttore del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Un tecnologo con un grande cuore e una straordinaria capacità di mettere a fuoco l’interazione tra i processi progettuali e le tecniche costruttive. Ama l’insegnamento e crede che il futuro dell’architettura sia legato anche alla qualità della formazione. È delegato del Rettore per la Terza Missione.
In un’intervista del 2016 a Modulo “(…) oggetto dell’architettura sono tutti i processi di trasformazione nel campo dell’ambiente costruito e del territorio e la Scuola deve tenerne conto. È necessario intercettare i nuovi driver – green economy, qualità, energia, approccio smart – a livello di formazione e avere la capacità di introiettarli nell’architettura.”
Giuseppe Cappochin
di Padova, è il presidente dell’Ordine Nazionale degli Architetti. Cioè è il presidente degli architetti italiani. Sensibile ai temi contemporanei, flessibile nell’approccio ha detto ad AgCult: “L’esigenza della qualità deve avere la stessa importanza degli interessi economici; la cultura della costruzione di qualità deve essere pensata con un dibattito interdisciplinare. È necessario fare squadra in questa direzione e mettere assieme le competenze ed è necessaria la partecipazione della società civile e un pubblico sensibilizzato per alimentare quella cultura della domanda che manca in Italia.”
Luciano Galimberti
milanese, è presidente dell’ADI. Si definisce “un uomo di pianura” (vedi suo contributo in IQD marzo 2018) ma “sul mare l’orizzonte mi torna familiare, l’occhio si apre e mi perdo nelle infinite possibilità di viaggio e scoperta (…) il mare ha sempre agevolato la conoscenza e quindi la base per il rispetto (…) un progetto, perché io credo nel progetto come forza vitale, per non far scadere la vita nella casualità.”
Luca Molinari
milanese, della grande scuola del Politecnico. Insegna alla Facoltà di Architettura Vanvitelli a Napoli. Qualche anno fa ha scritto un articolo per La Stampa, diffuso in rete da Il Post, al ritorno da un suo viaggio in Africa, su un villaggio, nei pressi di Lagos, in rapida evoluzione: “Makoko era un piccolo villaggio di pescatori nato in Nigeria circa 150 anni fa a qualche decina di chilometri di distanza da Lagos. (…). Negli ultimi due decenni Lagos è diventata una delle nuove megalopoli (…) Makoko è stato assorbito lentamente (…) e ha potuto espandersi solo sull’acqua, con centinaia di baracche galleggianti su una riva sempre più inquinata (…)”
Sa osservare e raccontare l’architettura (e l’acqua) nel mondo.
Alla Biennale di Architettura di Pisa, la mostra-Pangea, il continente diventato Isola, traccera l’Atlante delle mutazioni del “tempodacqua” attraverso l’arte, l’architettura, la fotografia.
L’apertura totale, l’assenza di limite concettuale caratterizza la manifestazione pisana che vuole porsi come luogo di dibattito, dove le esperienze si incontrano per dare vita a una piattaforma che genera significati nuovi e per attribuire all’architettura un ruolo essenziale nella valorizzazione, nell’esaltazione o nella mitigazione, quando sia necessario, dell’evoluzione storica dell’Acqua.
Per questo la Biennale e il suo direttore, Alfonso Femia, hanno scelto di aprire il confronto con personaggi autorevoli per indagare l’architettura d’Acqua su diversi livelli di complessità.
Ai momenti di confronto in calendario si aggiungano i preziosi contributi, attraverso le videointerviste di 500x100Talk, di:
LUISA BADIA
STEFANO BOERI
ANDREA BOSCHETTI
TINA DASSAULT
DIDIER FIUZA FAUSTINO
FREDERIC CHARTIER, PASCALE DALIX
ICO MIGLIORE
GIOVANNI MULTARI
MARIO PATERNOSTRO
MARC PIETRI
RUDY RICCIOTTI
JACQUES ROUGERIE
CLEMENT WILLEMIN, VERDIANA SPICCIARELLI